Vincenzo Taddei, componente della Commissione Programmazione Economica e Bilancio del Senato, è fortemente preoccupato dall’annunciata “controriforma” delle pensioni ipotizzata dal governo Prodi: “L’aumento ipotizzato delle pensioni minime è assolutamente ridicolo e rappresenta soltanto una campagna elettorale anticipata. Sia la somma una tantum che sarebbe versata a settembre sia i 40euro mensili promessi, certamente non sono un giusto rinfrancamento da un caro vita dettato dai vertiginosi aumenti delle tasse nazionali e soprattutto regionali. Il governo Berlusconi in questo senso aveva fatto ben altro con l’aumento delle pensioni minime che raddoppiava l’importo dalle cinquecentomila ad un milione delle vecchie lire. E mettendo mano seriamente alla materia. Il problema –continua il Senatore azzurro- sussiste, la riforma varata dal governo Berlusconi, che incideva sul più consistente centro di spesa dello Stato, che rischiava e tuttora rischia di andare fuori controllo, aveva un carattere strutturale, decisivo per ottenere fiducia dai mercati. Era stata richiesta più volte dalla Commissione europea, che la considerava il perno di una politica di risanamento e stabilità. Tutti, insomma, sanno che su questa materia si doveva intervenire, e che ogni ritardo renderebbe poi la soluzione più costosa. Si sarebbe potuto discutere oggi, naturalmente, delle singole misure, del cosiddetto “scalone”, forse un provvedimento non equivalente o giusto per tutti ma evidentemente necessario. Fare qualcosa di concreto, questo è ciò che spetta a chi ci governa”. Il Senatore Taddei evidenzia poi quanto sia reale il pericolo di una riapertura della voragine della spesa previdenziale a danno di un necessario riequilibrio della spesa sociale e della doverosa sostenibilità dei conti pubblici. “Il governo Prodi –insiste Taddei- non riesce più ad avere una linea retta della sua politica e si confonde tra i dissapori della sua maggioranza, una politica strattonata qua e là dai centristi e soprattutto dalla sinistra estrema. I moniti della Commissione europea, dell’Ocse e del Fmi risulteranno inascoltati isolando ancor più l’Italia. Siamo di fronte all’incapacità di realizzare una reale riforma e assistiamo solo a ritocchi qui e là dettati da esigenze politiche temporanee. Invece la compatibilità finanziaria è importante. L’extragettito fiscale, poi, è un’entrata sostanziale, dovuta tra l’altro al governo del centrodestra, ma incerta nel futuro e che di fatto viene dilapidata nel tentativo disperato di recuperare consenso. Se il governo –conclude Taddei- non applica la riforma della previdenza decisa dal centrodestra o quantomeno non ne segue le linee guida cancellerà di fatto la pensione ai giovani lavoratori. I nostri giovani vedranno in pericolo le proprie sorti e questo rappresenta, soprattutto per regioni come la Basilicata già immerse tra mille difficoltà, una ulteriore sofferenza. Noto, sostanzialmente, che continua a vincere la linea della sinistra radicale, con un danno alle casse dello Stato che pagheranno le generazioni future.
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