"Il dibattito sulla questione fondi Fas ritorna con una sua puntualità”. “L’anno scorso insistemmo perché tornasse in Aula, quest’anno ci siamo imposti per far sì che il tutto non si riducesse ad una semplice comunicazione, in quanto si tratta di un atto di programmazione con il quale si decide di destinare 108 milioni e più di euro per i prossimi anni”.
Lo ha dichiarato il consigliere regionale di Forza Italia, Cosimo Latronico intervenendo sui fondi per le aree sottoutilizzate. “Siamo in presenza – ha affermato il consigliere – di una delibera di Giunta fatta a settembre, quindi sto muovendo un rilievo di merito, considerato che il Governo regionale ha deciso, anche in questa circostanza, in solitudine. Non ha sentito l’urgenza di fare il punto della situazione, di coinvolgere il Consiglio. C’è stata una discussione in Commissione, che io ho ripreso, giusto per documentarmi, il 6 novembre 2006, durante la quale, in qualche modo, il Presidente ha giustificato la deliberazione assunta dalla Giunta, adducendo una serie di motivazioni per spiegare l’atto, ma resta tutta la questione metodologica”. “Si tratta – ha sottolineato Latronico – di una materia di programmazione, per cui ci dobbiamo mettere d’accordo; è una programmazione che dobbiamo costruire insieme. Il Consiglio non può essere degradato a mero uditore. A settembre nessuno impediva all’esecutivo di aprire una sessione con il Consiglio regionale per ragionare di queste risorse. Alla obiezione metodologica si aggiunge, quindi, la ferma convinzione che non si trasmette un atto di programmazione al Consiglio per mera conoscenza. Se noi rinunciamo a stare sui temi della programmazione, noi rinunciamo ad essere una istituzione che ha un qualche valore nella dialettica istituzionale ed anche nello scenario della Regione Basilicata”. “Per la parte che ci riguarda – ha rimarcato Latronico – noi contrastiamo questo metodo di lavoro che annulla le prerogative del Consiglio regionale. Lo abbiamo detto già nei mesi scorsi, abbiamo animato dal punto di vista istituzionale una sorta di “insurrezione” , vediamo, però, che è cambiato ben poco, dal momento che anche questa delibera è stata derubricata ad una sorta di comunicazione. Per deliberare bisogna conoscere e noi non possiamo dare per scontata la conoscenza. Dobbiamo conoscere qual è l’articolazione tra gli ultimi FAS e gli attuali, cioè le opere che abbiamo programmato negli atti viari, nella misura delle opere culturali, i 27 interventi nell’area culturale, che tipo di interazione intendiamo realizzare con questo altro intervento”. Secondo Latronico “ occorre passare dalle suggestioni alla verifica dello stato dell’attuazione dei nostri programmi. Un atto di programmazione come questo andava costruito con tutti i tasselli per capire lo stato di avanzamento dei programmi infrastrutturali della regione. In occasione della visita del ministro Di Pietro a Potenza è stata riproposta la teoria infrastrutturale della nostra Basilicata che ben conosciamo: l’asse Napoli-Salerno-Potenza-Bari, la tratta Salerno-Reggio Calabria e la 106 che sono parzialmente finanziati, l’asse sud – nord Lauria-Potenza-Melfi-Candela, l’asse Pollino-Murgia, la ferrovia Ferrandina-Matera-Altamura-Bari e così via. Un elenco lunghissimo di opere al quale manca un anello, l’ammodernamento della Battipaglia-Metaponto-Taranto”. “De Filippo ha detto – ha continuato Latronico – che bisogna costruire tutti insieme una finanziaria per la Basilicata. Intanto dobbiamo capire se questo quadro strategico infrastrutturale è compatibile con le risorse della Regione e del Paese e in quanti anni sarà possibile attuarlo. Mi aspettavo che questa delibera costruisse una ingegneria finanziaria, come ha evocato il Presidente dicendo: prendiamo 70 milioni di euro dell’asse viabilità, li aggiungiamo ai 165 milioni di euro per la mitica Saurina, di cui parliamo da dieci anni o più, e costruiamo una base di risorse virtuosa sulla quale questi 230 milioni di euro diventano una sorte di base finanziaria. Base sulla quale dobbiamo costruire, insieme con il Governo nazionale, un negoziato per realizzare il futuro infrastrutturale viario e ferroviario della nostra regione. E’ necessario fare chiarezza su risorse e tempi, perché ai lucani non possiamo continuare a somministrare una sorta di camomilla, pannicelli caldi, tanto per tirare a campare. Non si discutono le scelte di rigore, però deve esserci coerenza fino in fondo. Se dobbiamo costruire un modello finanziario per stabilire le priorità, dobbiamo approntare un documento programmatico che possa essere condiviso da questa Aula. Un documento in cui siano definiti l’oggetto dell’intervento, tempi e risorse finanziarie disponibili. Non possiamo tenere un negoziato permanente dentro una nebulosa impercettibile, in cui si parla sempre di tutto, trovando sempre l’alibi che qualcuno è responsabile delle nostre miserie. Noi dobbiamo avere il coraggio di assumerci le nostre responsabilità. Occorre utilizzare le risorse di questi FAS o dei prossimi FAS per esempio per costringere il Governo nazionale a riaprire la trattativa sulla questione dell’uso delle risorse minerarie. Sull’accordo iniziale riguardante l’estrazione petrolifera a Tempa Rossa c’era un impegno del Governo nazionale che si doveva ribadire. Noi prendiamo atto che in questa finanziaria, mentre per la Sicilia e la Calabria ci sono interventi specifici, per la Basilicata non ce ne sono. Prendiamo atto, anzi, che ci sono alcune norme all’interno della Finanziaria che ci creano dei problemi. Non ci sono risorse sufficienti per la questione della ricostruzione, non ci sono risorse per rilanciare un programma di valorizzazione dei Sassi di Matera, che pure rappresentano la cartina al tornasole del patrimonio culturale della nostra regione, non ci sono norme che aiutino il potenziamento dei poli universitari. C’è, invece, una norma della Finanziaria che nega la possibilità di istituire nuove Facoltà nelle sedi distaccate come Matera. E’ bene sottolineare che non stiamo parlando di opere che servono solo la Basilicata, ma di opere che servono il Mezzogiorno, che dovrebbero allestire una strategia della comunicazione nell’area del Mezzogiorno, se vogliamo fare del Mezzogiorno una sorta di piattaforma logistica che guarda al Mediterraneo. La Basilicata dovrebbe avere la funzione di cerniera tra Nord e Sud, tra Est e Ovest del Paese. Stiamo parlando di opere strategiche che servono al Paese”. Anche sulla questione dell’accordo programmatico quadro in materia di beni culturali, con una misura sono stati finanziati 27 interventi con l’altro programma FAS, allora noi ci saremmo attesi che nel predisporre questo nuovo programma ci venisse spiegato che ne è di quella programmazione. Continua la suggestione – a parere di Latronico – della costruzione di un distretto culturale che metta in rete i nostri beni culturali. Noi, sul punto di vista concettuale non abbiamo nulla contro, anzi diciamo che dobbiamo lottare contro lo sperpero e la dispersione, dobbiamo evitare che le risorse pubbliche alimentino una spesa inutile in questa regione, però riteniamo che sia necessario avere ben chiari i termini della questione, l’ esatta configurazione progettuale, riteniamo che il Consiglio meriti un tale sforzo prima di fare una impostazione programmatica di 21 milioni di euro”. “Qual è il distretto? – si è chiesto Latronico – Qual è l’anima di questo distretto della cultura? Quali sono i punti di forza? Quali sono i soggetti che mettiamo insieme? E’ questa la programmazione che deve fare un’Aula come il Consiglio regionale? Diversamente ci si riduce ad un centro culturale in cui si parla in astratto di questioni per citare principi e per mettersi a posto la coscienza e per evitare la senilità della ragione. Questo è il motivo della nostra criticità e della nostra fragilità ed è il dato anche della criticità delle nostre relazioni istituzionali”. “E’ il tema della qualità della spesa – a giudizio di Latronico – che alimenta un dibattito anche culturale tra gli schieramenti, viceversa le relazioni politiche e istituzionali rischiano di degradarsi con il tempo. Avevamo immaginato un ordine del giorno, ma non sappiamo neanche a che cosa ancorarlo, data la pochezza delle condizioni di riflessioni che ci sono state offerte”. “Noi seguiremo politicamente quello che accadrà – ha concluso Latronico – utilizzeremo i pochi mezzi del sindacato ispettivo di cui disponiamo per verificare lo stato di attuazione dei programmi già messi in campo. Sul futuro resta la vaghezza di un’impostazione, la verificheremo sperando di avere qualche ancoraggio in più. Questo è il senso del nostro giudizio”.
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