Il convegno che la Uil ha tenuto ieri a Roma sui temi della formazione professionale, di intesa con l’Adapt, ha fornito utili indicazioni e proposte su come affrontare questioni che in Basilicata, oltre alla vicenda dell’Apof-Il esplosa in queste settimane, riguarda complessivamente un settore strategico per favorire l’occupazione. Un sistema che è dunque da riorganizzare prima che, con la nona legislatura regionale, si proceda alla nuova fase di programmazione del PO FSE 2007-2013.È molto probabile che gli attuali segnali di una lenta ripresa della economia non si rifletteranno positivamente sul mercato del lavoro almeno fino al 2011.
Un anno decisivo, quindi, il 2010, per attrezzare la forza lavoro a ripartire con competenze
aggiornate, qualificate, di maggiore qualità.
A questa necessità rispondono le Linee guida per la formazione nel 2010 sottoscritte da Governo, Regioni e parti sociali il 17 febbraio scorso, che orientano la spesa per la formazione in Italia in vista di una ripresa duramente selettiva e intermittente.
L’intesa promuove un modo nuovo di fare formazione, aderente ai fabbisogni del mercato del lavoro e attento agli esiti dell’apprendimento, basato soprattutto sul lavoro e maturato nei contesti produttivi o vicini ad essi.
La formazione, dunque, non come panacea per tutti i mali, ma come concreta risposta
ai fabbisogni formativi e professionali di lavoratori e imprese.
In particolare, le Linee guida rilanciano i contratti formativi di cui oggi già disponiamo in Italia, prima di tutto l’apprendistato,ma anche i tirocini formativi e di orientamento, per preparare oggi i protagonisti della ripresa di domani.
L’accordo Governo-Regioni-parti sociali – che richiede un tavolo in Regione Basilicata per definire azioni e strumenti attuativi – ha obiettivi di orientamento di spesa per circa 2,5 miliardi di euro destinati alla formazione di inoccupati, disoccupati, lavoratori in mobilità o temporaneamente sospesi. L’obiettivo prioritario è di organizzare la formazione tenendo presente i fabbisogni professionali dei settori e delle imprese,della occupabilità e della inclusione sociale delle persone
Si vuole potenziare una formazione intelligente e mirata ,che valorizzi le conoscenze, le competenze e le abilità,in linea con i più moderni sistemi di qualifiche a livello europeo.
Tra le indicazioni il rilancio dell’apprendistato quale “innovativo strumento di placement”, fondato sull’integrazione tra sistema educativo e formativo e mercato del lavoro aprendo i dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro.
Una opportunità unica, specie per le nostre piccole e medie imprese, per investire con costi ragionevoli nella ricerca e nella innovazione, ma utilizzata, di fatto, solo nell’ambito di un progetto sperimentale da tempo concluso e che ha visto il coinvolgimento di non più di mille apprendisti. È necessario sostenere e premiare le iniziative che le università vorranno intraprendere per sviluppare progetti di innovazione didattica che sappiano cogliere questa grande opportunità.
Lo strumento dell’apprendistato può:
• svolgere una funzione strategica per l’elevamento della qualificazione della forza lavoro giovanile, visto che ancora troppo spesso i giovani entrano nel mercato del lavoro con bassi titoli di studio;
• rappresentare una leva per avviare e rinsaldare quella collaborazione fra scuola, università e imprese che rappresenta un volano per l’innovazione e la crescita della competitività del sistema produttivo, oltre che un’occasione di rinnovamento per il sistema formativo.
l’apprendistato conserva ampie potenzialità di diffusione come strumento privilegiato per coniugare l’inserimento lavorativo dei giovani e valorizzare la valenza educativa e culturale del lavoro.
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