Al Congresso dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, svoltosi a Matera, l’Assessore all’Agricoltura, Vilma Mazzocco, si è avventurata, per fortuna per pochi minuti, in proposte, francamente fantasiose e veterocomuniste, utili, dal suo punto di vista, alla risoluzione del problema agricoltura in Basilicata. L’Assessore propone, meglio auspica, che le aziende agricole lucane debbano fare uno sforzo per unirsi in piccole cooperative.

Al riguardo, sottolinea poi nel suo intervento, che il Piano di sviluppo rurale dovrebbe essere modificato, prevedendo delle priorità nei bandi a favore delle cooperative e di altre forme consortili. Prosegue, affermando che le cooperative non sono aziende avventuriere ma avendo testa e corpo nel territorio non hanno bisogno di internazionalizzare.

Dall’analisi delle considerazioni e proposte fatte dall’Assessore emerge un dato fondamentale: ignora totalmente la realtà e la storia regionale che affonda, in agricoltura, le sue origini nella riforma fondiaria grazie alla quale, dopo un lungo periodo di lotte, ogni contadino ebbe la possibilità di diventare proprietario di un pezzo di terra uscendo da uno stato di sudditanza. Per tale motivo e, quindi per un semplice fatto culturale, ogni tentativo, negli ultimi cinquant’anni in Basilicata, di realizzare forme di cooperazione agricola, salvo rare eccezioni, è miseramente fallito.

Ma oltre ad ignorare la storia regionale, l’Assessore, con piglio stalinista, afferma che i dirigenti non lasciano ai propri figli ma a quelli della comunità. Parole gravissime che non trovano attualità neanche nella più arretrata e periferica area dell’ex Unione Sovietica, dove, per motivi geografici e di lontananza dal mondo civile, esistono sacche di economia chiusa gestite dai residui dei soviet in cui la proprietà privata non esiste ed il padrone assoluto è il partito.

Questo il Mazzocco pensiero che, francamente, preoccupa per l’inadeguatezza, per l’arretratezza e per la lontananza dalle logiche di mercato che in tutto il mondo parlano, da tempo, la lingua della globalizzazione ed invece, in Basilicata, devono fare salti verso un passato lontanissimo in cui l’economia era chiusa in realtà piccole ed autarchiche.

L’Assessore Mazzocco dovrebbe avere la compiacenza di fare un giro nei campi della Basilicata, parlare con gli agricoltori e capire cosa significa agricoltura prima di fare affermazioni che, magari, possono strappare l’applauso di qualche interessato dirigente di cooperativa ma, in realtà, rappresentano il definitivo colpo mortale inferto ad un settore produttivo, un tempo fondamentale, che è stato completamente abbandonato a se stesso da una politica regionale inadeguata, incapace e ostile al mondo della produzione.

Dal momento del suo insediamento, la Giunta De Filippo, con i suoi principali assessori, non ha perso occasione per mostrare, quotidianamente, le sue preoccupanti carenze politico-programmatiche necessarie per dare una soluzione alle innumerevoli emergenze lucane che, negli ultimi mesi, si sono ulteriormente aggravate.

Fa bene l’assessore Mazzocco a limitare i suoi interventi a pochi minuti perché quando parla di agricoltura è più dannosa di una grandinata in piena estate. E gli agricoltori sanno bene che alle grandinate non vi è riparo salvo che ricorrere a forme assicurative. Il problema è che le Assicurazioni non prevedono premi contro le Mazzoccate.

 

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