L’integrazione al piano casa regionale approvato nei giorni scorsi dalla giunta presenta interessanti caratteri di innovazione in linea con quanto auspicato dai sindacati nel documento unitario sullo sviluppo e sul lavoro. Alcune delle proposte fatte dai sindacati confederali e dalle stesse organizzazioni sindacali di cateoria, infatti, trovano nel piano casa una prima, anche se parziale, applicazione, come la scelta di privilegiare i progetti di edilizia sociale e quella di puntare alla riqualificazione dei quadranti urbani degradati.
La decisione di incrementare l’offerta sociale di abitazioni potrà determinare un positivo effetto di calmierazione dei canoni di locazione, così come più volte sollecitato dalla Cisl e dalle altre organizzazioni sindacali confederali. Nella fase di attuazione del programma, che dovrà essere il più possibile spedita, occorrerà riservare particolare attenzione ai bisogni abitativi delle giovani coppie, degli anziani e dei portatori di handicap, spesso vittime dei meccanismi e delle quotazioni di un mercato immobiliare assolutamente fuori dalla portata dei ceti popolari, puntando alla riqualificazione del patrimonio esistente, specie nei centri storici, piuttosto che alla realizzazione di nuove edificazioni.
L’effetto sarebbe duplice perché consentirebbe da un lato di riequilibrare domanda e offerta di abitazioni e dall’altro di produrre una positiva riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, come i centri storici, limitando al contempo la cementificazione del territorio, specie nei centri urbani più grandi che già soffrono i fenomeni legati al disagio delle periferie urbane.
Proprio la riqualificazione delle periferie dovrà essere un ulteriore step di una più ampia e articolata politica urbana, anche ricorrendo ai programmi e alle risorse finanziarie che l’Unione Europea destina a questa tipologia di interventi, come nel caso dei Piani integrati di sviluppo urbano, per i quali le risorse a disposizione ammontano a oltre 70 milioni di euro.
Una politica strutturale dell’abitare determinerebbe, infine, una ricaduta positiva su tutta la filiera edile e consentirebbe al settore, oggi alle prese con una grave crisi produttiva e occupazionale, di recuperare il terreno perso tanto sul piano del fatturato quanto su quello del lavoro.
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