Lavoro, recuperare gli antichi mestieri per sconfiggere la disoccupazione giovanileLe Acli lanciano una proposta innovativa che guarda al passato e alle tradizioni del territorio per creare nuove opportunità occupazionali per i giovani

Per fronteggiare la dilagante disoccupazione giovanile si può attingere al bacino dei vecchi mestieri favorendo un patto tra artigianato e formazione professionale. È questo il senso della proposta messa a punto dalle Acli nazionali e fatta propria dalle Acli di Potenza che guardano al recupero dei mestieri tradizionali, legati alla cultura del territorio, come ad una possibile leva per creare nuove opportunità occupazionali e contrastare la disoccupazione e la sottoccupazione giovanile in Basilicata. Secondo una recente indagine Istat nella nostra regione il 38,3 per cento dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni è senza lavoro, un dato superiore di oltre 13 punti percentuali alla media nazionale, che proietta la Basilicata in cima alla graduatoria della disoccupazione giovanile. Peggio di noi fanno solo Sicilia e Sardegna. Per il presidente provinciale delle Acli, Gennaro Napodano, “a rendere ancora più problematica la situazione è la persistenza nel tempo dello stato di disoccupazione se è vero che, sempre secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione di lunga durata raggiunge in Basilicata la stratosferica cifra del 54,9 per cento”. Secondo Napodano “accanto alle pur necessarie politiche attive del lavoro e alle varie forme di incentivazione contributiva per favorire l’inserimento dei giovani nelle aziende, la vera sfida che abbiamo di fronte è educativa e culturale, ovvero superare la diffidenza generalizzata verso il cosiddetto lavoro manuale che rappresenta ancora una fetta importante del nostro tessuto economico e che proprio per il suo rilevante peso e la sua funzione sociale può rappresentare un possibile canale per invertire la tendenza alla crescente disoccupazione. Occorre in sostanza superare il paradosso per cui a fronte di migliaia di giovani che vivono ai margini del mercato del lavoro, ci sono antichi mestieri artigiani, dal calzolaio al falegname, che rischiano di scomparire, alimentando ulteriormente la fuga dai piccoli centri e il conseguente spopolamento delle aree interne”.  “Il rilancio dei mestieri tradizionali – prosegue Napodano – deve trovare il suo baricentro nel rafforzamento della scuola e dell’istruzione tecnica e professionale, a torto considerati l’anello debole e residuale del sistema educativo nazionale, che possono fungere da volano per sconfiggere la piaga della disoccupazione giovanile e assicurare allo stesso tempo la sopravvivenza di mestieri e lavori a rischio di estinzione. Ne guadagnerebbero i giovani in termini di opportunità occupazionali concrete e ne guadagnerebbe l’economia regionale, specie quella delle aree interne che ancora custodiscono un bacino di mestieri dall’inestimabile valore antropologico e culturale”. —

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