L’intervista del sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, dimostra come da più parti emerge la convinzione che bisogna dare più forza ad un processo di cambiamento, profondo, della politica. Cambiamento nei comportamenti, nei metodi e nelle modalità con cui si gestiscono le Istituzioni. E’ un processo non facile per la resistenza, soprattutto da parte di coloro che detengono il potere; come sappiamo, agiscono, all’interno dei partiti, gruppi ristretti che resistono ad ogni possibile cambiamento che possa mette in discussione gli assetti e gli equilibri raggiunti.

Proprio per questo, né i singoli, né poche persone, malgrado la buona volontà, ma nemmeno un gruppo o un solo partito sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo; occorre un movimento che superi i ”recinti“ e trovi i giusti collegamenti con l’opinione pubblica.

La situazione che si vuole modificare è difficile e complessa. Credo che già perseguendo la verità dei fatti che si verificano possa aiutare ed aumentare la consapevolezza di quanto sia importante l’impegno di ciascuno per modificare le situazioni. Quando si discute bisogna uscire allo scoperto evitando nascondimenti , distrazioni e silenzi compiacenti.

Si usano tuttora metodi che tanto abbiamo criticato nella vecchia politica, malgrado i guasti che hanno prodotto. Ci sono aspetti talmente evidenti che non solo non possono essere negati ma richiedono interventi rapidi e decisivi per rimuoverli, pena una perdita ulteriore di credibilità da parte della Politica e, conseguentemente, da parte delle Istituzioni.

Per esempio, la sopravvivenza del famoso “manuale Cencelli”, da tutti negata, è dovuta all’uso frequente che ne fa quella ristretta cerchia che detiene il potere. “Manuale Cencelli” nelle nomine degli assessori, negli incarichi, e anche, a volte in quelli che eufemisticamente vengono chiamati ancora concorsi pubblici.

Quando arrivano segnalazioni e critiche occorre il coraggio di una verifica seria e puntuale, per correggere doverosamente le “devianze” che vengono denunciate. Bisogna che l e voci che chiedono il cambiamento diventino più forti, parlino tra di loro e si uniscano per formare un coro, il più largo possibile, per superare i numerosi ostacoli che tutti noi conosciamo. Occorre che si sviluppi e si affermi quella cultura per la quale la Politica  è, soprattutto, servizio alla comunità.

Le garanzie che derivano dal rispetto costante delle regole devono essere sostanziate da percorsi partecipati e trasparenti. L’etica comportamentale è un valore essenziale di riferimento del “corretto” agire politico. Il confronto costruttivo ci aiuta a trovare le giuste convergenze su obiettivi comuni che rappresentano il vero sentire della società civile. Forse è giunto il momento che, attraverso azioni più incisive, ciascuno di noi nelle proprie competenze dia l’esempio di una modalità diversa nell’esercizio della Politica.

Va accolto, sia a livello nazionale che locale, l’appello di Sindacati, Confindustria e Banche, in cui si richiede alla Politica maggiore responsabilità e, soprattutto, una discontinuità rispetto ai metodi attuali. Una Politica così più motivata, più libera ed autonoma, meno condizionabile, può favorire un’attività progettuale in grado di rispondere in maniera più qualificata alle esigenze dei cittadini che ci hanno scelti.

Le prossime e tanto attese nomine ci diranno se c’è una volontà, anche iniziale, di un cambiamento, ovvero se si vogliono prevarranno gli interessi di parte, che, quasi sempre, contrastano con l’interesse generale.

Le recenti nomine all’Asi, Consorzio per lo sviluppo industriale di Potenza, non sono un segnale incoraggiante, ma confermano vecchi metodi che la classe dirigente lucana deve abbandonare per il rispetto dovuto ai disoccupati.

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