LEGAMBIENTE ESPRIME SOLIDARIETA’ AL DIPENDETE DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO VITTIMA DI UN GRAVE ATTO DI VIOLENZA, E CONDANNA LE PAROLE INOPPORTUNE DI CHI GIUSTIFICA LA VIOLENZA E CHIEDE DI SPARARE AI LUPI. SERVE PIU’ DETERMINAZIONE E LAVORO PER CONTENERE LA PRESENZA DEI CINGHIALI NEL PARCO, RICORRENDO A TECNICHE E AZIONI EFFICACI A TUTELARE LE ATTIVITA’ AGRICOLE E ZOOTECNICHE
L’aggressione ad un funzionario del Parco Nazionale del Pollino da parte di un agricoltore di Rotonda è un atto da condannare con forza. L’uso della violenza non è giustificabile per nessun motivo e non può essere giustificato nemmeno dal senso di frustrazione provocato dalle scorribande dei cinghiali nei propri terreni, problema certamente grave nel Parco Nazionale del Pollino così come in tante aree della Basilicata, anche al di fuori delle aree protette, ma che può essere risolto ricorrendo a misure anche drastiche per evitare che un problema risolvibile diventi motivo di tensione tra il Parco e le popolazioni locali.
La problematica dell’invasività e della eccessiva presenza del cinghiale nei nostri territori è un problema che va certamente affrontato con gli strumenti consentiti dalla legge e guardando alle positive esperienze realizzate in altre parti d’Italia, ed ampiamente sperimentate, che oggi abbiamo già a disposizione.
In altri territori si è riusciti ad ottenere il contenimento della presenza della specie senza ricorrere alle battute di caccia che, giova sempre ricordarlo, nelle aree protette sono vietate per legge.
Del resto è auspicabile che la soluzione al problema sia ricercata nell’esclusivo interesse degli agricoltori e del territorio che, anch’esso, subisce danni dall’ eccessiva presenza della specie non autoctona, come è il cinghiale che ormai popola la Basilicata, figlio delle immissioni volute per soddisfare le esigenze dei cacciatori nostrani ed eseguite senza nessun rigore scientifico.
L’impegno a risolvere questo problema deve essere di tutti, così come in molti oggi dovrebbero dividersi le responsabilità per gli errori fatti in questi ultimi decenni. Ad iniziare dagli Ambiti Territoriali di Caccia, dove anche gli agricoltori sono ben rappresentati, ma che poco hanno fatto valere le proprie ragioni ed i problemi cui si sarebbe andati incontro con quella errata gestione della fauna e dalle strutture che prima degli ATC hanno gestito le immissioni della fauna.
Anche il Parco deve fare di più per cercare di contenere la presenza della specie nel suo territorio, ricorrendo a campagne più incisive, anche per ridurre l’entità dei risarcimenti che sfiorano ormai il milione di euro all’anno, una cifra enorme che si giustifica solo dalla mancata applicazione di buone pratiche e da scelte politiche adeguate.
In maniera ben diversa, e lo ricordiamo agli amici della Coldiretti le cui dichiarazioni in questo caso sono state inopportune, andrebbe trattata la questione dei danni da lupi che non può essere così banalmente trattata e soprattutto accostata alla vicenda del cinghiale.
Il Lupo non può essere considerato come una specie “fastidiosa” e da contenere perché fuori dalla storia e dalla cultura moderna di conservazione della biodiversità, soprattutto in un territorio come quello del Parco nazionale del Pollino dove è in corso di realizzazione il progetto Life Wolfnet, che vede capofila il Parco Nazionale della Majella e tra i suoi partner anche il Parco Nazionale del Pollino, e che mira a ridurre i fattori di rischio per il Lupo, a sviluppare e implementare modelli standard per la protezione e gestione della specie nel contesto appenninico e migliorare lo stato di conservazione della specie. Il progetto inoltre è finalizzato alla creazione di un network nazionale per uniformare le procedure sulla gestione del lupo, mettendo in pratica un sistema di accertamento/valutazione del danno, rapido indennizzo e soprattutto prevenzione e mitigazione del conflitto.
La convivenza con il lupo è possibile, e lo dimostrano le tante buone pratiche messe in campo per la mitigazione del conflitto con le attività antropiche, in primis la zootecnia, presenti in tante aree protette montane dell’Appennino.
Approfittare del clamore mediatico per cercare di far passare un messaggio negativo sul lupo e sulla fauna selvatica protetta in genere, è un’azione che va contrastata sul nascere, soprattutto se messa in atto anche da una parte della classe politica che vede le attività industriali, vedi l’estrazione di petrolio, compatibili con l’ambiente ed il Lupo no.
Il Mondo tutto al contrario.
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