Il 5 ottobre dovrò comparire nuovamente, e per la terza volta, di fronte al Gup di Potenza per rispondere della violazione degli articoli 81 cpv, 110 e 326 c.p. La vicenda, come è noto, è collegata alla reiterata denuncia di un decadimento della qualità delle acque invasate nelle principali dighe lucane e in particolare della diga del Pertusillo.
Il Pm di Potenza Salvatore Colella, che nel marzo del 2010 dispose la perquisizione della mia abitazione, ritiene che in relazione alla vicenda dell’inquinamento degli invasi ci sia stata una violazione del segreto d’ufficio. Il disegno criminoso, così viene definito in gergo giuridico, sarebbe stato consumato da un’associazione a delinquere costituita dal sottoscritto e dal tenente della Polizia Provinciale di Potenza Giuseppe Di Bello, anch’egli imputato nel medesimo procedimento.
Nell’esprimere l’auspicio che ad un anno e mezzo dalla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura finalmente si giunga ad una decisione da parte del Gup, ribadisco che ciò che per il sostituto procuratore Colella fu rivelazione del segreto d’ufficio, per il sottoscritto è stata mera applicazione dell’art.5 comma C della Convenzione di Aarhus e dell’art. 3-ter del Decreto Legislativo 4/2008. Torno a ripetere che non può esserci violazione di segreto nella divulgazione di analisi che dovrebbero essere pubbliche e in relazione alla divulgazione di analisi commissionate dai Radicali il 21 gennaio del 2010 alla Biosan di Vasto.
In una regione dove si tollera che amministratori pubblici possano affermare di non aver saputo, di non aver sentito e di non aver visto che era in atto un grave inquinamento ambientale nell’area del melfese, le indagini si preferisce farle non su chi inquina e su chi omette, ma su chi denuncia. Per dirla con Giovanni Nobile, a volte si ha la sensazione che dalle nostre parti non è importante ciò che accade, non è importante che la gente venga avvelenata, ma è fondamentale che non si sappia. Verrebbe quasi da pensare che per certi nostri ras l’unica parola buona sia la parola non detta.
Art. 5 comma c della Convenzione di Aarhus:
“In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia”.
Art. 3-ter. Del D.LGS 4/2008
Principio dell’azione ambientale:
“La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonche’ al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale”.
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