Recentemente su un quotidiano regionale è stato riportato un articolo di un noto giornalista lucano, con il quale viene auspicato il coinvolgimento nel costituendo esecutivo regionale di una donna candidata e non eletta nel corso delle recenti consultazioni elettorali. In proposito, viene affermato che tale circostanza sarebbe verosimile, nella misura in cui l’universo femminile si dovesse mostrare coeso a tutela del suo genere. Condividiamo in proposito la opinione di fondo, che tra l’altro si ispira al dettato costituzionale che sancisce il principio della parità formale dei sessi in materia di rappresentanza politica.
Va osservato infatti, che la norma costituzionale ha permesso l’incremento del numero delle candidate e delle elette, circostanza che purtroppo non si è verificata in Basilicata. Questo è il problema di fondo , sul quale ci si deve interrogare e per il quale deve essere individuata la soluzione, ma non possiamo comunque esimerci dal formulare alcune considerazioni. Ad avviso di chi scrive, per arrivare alla costruzione di una autorità femminile nel senso auspicato, occorrono due presupposti: il primo che la rappresentatività femminile deve essere numericamente più elevata di quella attuale, il secondo che le donne devono essere più coese di quanto non lo siano attualmente.
Questi presupposti sono prodromici affinchè le azioni delle donne elette si traducano in atti concreti, in favore innanzitutto del territorio nel quale sono chiamate ad operare, e in subordine, dello stesso mondo femminile che non può e non deve essere escluso dalle tematiche dello sviluppo sociale ed economico di una collettività.
Sovente purtroppo, siamo costrette a constatare che la realtà è ben diversa. Le donne che ricoprono ruoli istituzionali e che hanno l’opportunità di candidare o designare rappresentanti negli organismi sub istituzionali dimenticano le altre donne, optando quasi sempre per il genere maschile o per affinità parentali. Possibile che la qualità si può coniugare solo al maschile? . Possibile che le donne debbano continuare a ritrovarsi in uno stato di ingiustificata subalternità con lo stesso consenso delle donne? Allora se queste sono le scelte, noi non le condividiamo.
Perché non le condividiamo. Perché altrimenti risulterebbe vanificato lo sforzo quotidiano dell’ Associazionismo femminile e non solo, impegnato nel costruire la rete delle donne, finalizzata a stare insieme, a lavorare insieme, a lottare insieme, a vincere insieme. Queste devono essere le tappe del successo con la consapevolezza da parte delle donne elettrici, che le donne una volta elette , sapranno dare una energica spallata al sistema.
Queste sono le condizioni che devono consentire alle donne di incrementare la loro partecipazione alla vita delle Istituzioni, Per fortuna questo percorso è già avviato nella società civile. Le donne sono ormai presenti in maniera qualificata e qualificante nel mondo del volontariato, dell’impresa, delle arti e delle professioni. Pertanto dal momento che viene auspicata, come anche da noi, la presenza nell’esecutivo regionale di una donna, della quale vengono persino fornite le generalità quasi in termini di risarcimento per la mancata elezione, noi affermiamo e rivendichiamo, che l’universo femminile offre ben più ampi orizzonti caratterizzato dalla presenza di donne che operano in silenzio e sulle quali non sono mai state accese le luci della ribalta. Ce ne sono tante. Ma non è il caso di fare nomi, ne dimenticheremmo molte.
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