“Le politiche del lavoro devono mettere al centro le persone”. Lo ha detto il coordinatore regionale di Libera, don Marcello Cozzi, intervenendo stamane a Potenza alla conferenza stampa di Cgil, Cisl e Uil convocata in vista della XVI Giornata delle Memoria
e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie che si terrà proprio nel capoluogo lucano sabato 19 marzo. “Come ha giustamente ricordato il governatore di Bankitalia Draghi – ha detto don Cozzi – negli ultimi trent’anni la criminalità ha tolto almeno il 20 per cento di ricchezza a Puglia e Basilicata. In questa fase di crisi – ha aggiunto – chi ci guadagna è chi dispone di soldi liquidi, come gli usurai e i gruppi criminali. L’usura – ha spiegato don Cozzi – è la vera cifra oscura che incide sull’economia e sul lavoro. Il vero problema in Basilicata è il lavoro nero che è lavoro clientelare. Se non usciamo da questa servitù – ha concluso non ci sarà lavoro e non si saranno diritti e libertà”. Un pensiero, quello espresso dal coordinatore regionale di Libera, condiviso dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Antonio Pepe, Nino Falotico e Carmine Vaccaro.
Per i sindacati confederali lucani i dati relativi al ricorso agli ammortizzatori sociali e al lavoro sommerso disegnano uno scenario drammatico. La Basilicata, è stato ricordato nel corso della conferenza stampa, è la seconda regione italiana nella poco onorevole classifica del lavoro sommerso. Il 20,4 per cento delle cosiddette unità di lavoro sono irregolari (riferito al 2008), un dato che classifica la Basilicata dietro la sola Calabria (26,6%) e che è superiore sia alla media nazionale (11,9%) sia a quella delle regioni meridionali (18,3%). Il settore dove è maggiormente diffuso il ricorso al lavoro sommerso è sempre l’agricoltura dove circa un quarto della manodopera è irregolare. Rispetto al 2007 in Basilicata il lavoro irregolare è aumentato di oltre un punto percentuale.
Il ricorso al lavoro irregolare, oltre che da una non radicata cultura delle regole, trova fondamento, secondo Cgil, Cisl e Uil, nella perdurante crisi economica che ha falcidiato il tessuto produttivo della regione e ha distrutto migliaia di posti di lavoro. Secondo una recente indagine condotta da Unioncamere i posti di lavoro andati persi nei primi 9 mesi del 2010 sono stati circa 7 mila, mentre in tutto il 2009 il numero degli espulsi si era fermato a quota 5 mila. A questo va aggiunta la contabilità delle ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga autorizzate dall’Inps nella nostra regione, pari a gennaio a circa 2 milioni di ore con un incremento del 27 per cento rispetto alla rilevazione di dicembre. Tale aumento è dovuto quasi esclusivamente al rialzo della cassa in deroga nelle aziende che hanno esaurito la cassa integrazione straordinaria, prevalentemente localizzate nel polo del salotto.
Dinanzi a questo scenario fortemente compromesso Cgil, Cisl e Uil di Basilicata ritengono necessario, da un lato, rafforzare il monitoraggio delle dinamiche del mercato del lavoro, con particolare attenzione ad una serie di fenomeni patologici, come il lavoro irregolare e il caporalato, dall’altro, intensificare l’impegno sul fronte dello sviluppo, inteso come principale strumento per arginare il fenomeno della illegalità diffusa. Cgil, Cisl e Uil propongono, in particolare, di dare completa attuazione alla legge regionale 27 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e di potenziare le attività ispettive di controllo e contrasto alla violazione delle norme in materia di sicurezza, con particolare riguardo ai settori a rischio, come edilizia e agricoltura.
Per quanto riguarda il welfare regionale Cgil, Cisl e Uil ritengono necessario rafforzare le misure già in via di realizzazione, come il programma di contrasto alle povertà e gli assegni di cura per i non autosufficienti, ma allo stesso tempo mettere in campo ulteriori misure finalizzate all’inclusione lavorativa delle fasce sociali svantaggiate, in particolare giovani, donne e disoccupati espulsi dai circuiti produttivi. In questo senso vanno proposte come l’istituzione, con le dovute limitazioni, dei buoni lavoro e l’incentivazione di una sorta di job-sharing, misura quest’ultima concepita per favorire l’accompagnamento alla pensione degli ultra-50enni espulsi dalle fabbriche e allo stesso tempo dare una opportunità occupazionale ai giovani.
Per Cgil, Cisl e Uil accanto alle misure “sociali” vanno predisposti interventi per favorire la ripresa economica e lo sviluppo. In questa direzione i sindacati propongono di attuare un pacchetto di convenienze localizzative con l’obiettivo di attrarre nuovi investimenti produttivi attraverso l’abbattimento dei costi energetici e di altri servizi pubblici, l’avvio della formazione a sportello, il miglioramento dell’accesso al credito e la semplificazione delle procedure autorizzative.
Infine, il tema della politica energetica che rappresenta per Cgil, Cisl e Uil la chiave di volta dello sviluppo. In questo ambito si tratta di fare un passo in avanti rispetto al vecchio modello negoziale che ha portato agli accordi con Eni e Total, coinvolgendo i grandi operatori del settore in un più complessivo progetto di sviluppo finalizzato alla creazione di una vera e propria filiera energetica verde che faccia della Basilicata non una semplice piattaforma di estrazione, senza peraltro sensibili ricadute sul piano occupazionale, ma un luogo dove creare conoscenza e tecnologie legate, in particolar modo, alla frontiera più avanzata delle fonti energetiche rinnovabili e della green economy.
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