computerUn Paese in cui a fare a parte del leone saranno le imprese della cosiddetta “middle class”, cioè “piccole aziende che per propensione ad investire, aspetti comportamentali, organizzativi, relazionali e di mercato si comportano già come le piccole imprese”. E’ questa la nuova immagine dell’Italia che produce emersa dal Rapporto Pmi 2007 di Unioncamere e Istituto Tagliacarne nel quale spiccano elementi interessanti sottolineati anche dal Presidente regionale della Cna, Antonio Catenacci. “Emerge evidente la reale necessità di far dialogare tra loro le piccole imprese, promuovendo al tempo stesso politiche e azioni per classe dimensionale, rendendo più convenienti ad esempio le fusioni, le corporazioni; operazioni che attualmente si scontrano con una alta esosità”. Il Rapporto di Unioncamere segnala, tra l’altro, che il 97,8% delle imprese manifatturiere è composto da meno di 50 addetti e che la middle class emergente registra 5 mila imprese in più rispetto al 2005. “La difficoltà che vive il Mezzogiorno è comunque evidente – sottolinea ancora Catenacci – ma la competitività passa attraverso la chiave di volta rappresentata da strumenti che promuovano le sinergie, politiche di convenienza fiscale e di sviluppo economico contando sull’apporto del sistema creditizio. Come segnalato nel Rapporto di Unioncamere infatti le piccole imprese del Sud sono passate dal 12,2% del 2005 al 9,7% del 2007. Presentano, inoltre, performance deboli e in alcuni casi negative le imprese con meno di 9 addetti che rientrano nel cosiddetto mercato domestico e le imprese isolate. Un segnale che però non deve alimentare il pessimismo. Al contrario – conclude Catenacci – deve rappresentare lo stimolo necessario per tornare a raggiungere elevati livelli di competitività”.

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