"Se non lavorano le donne del Sud, non cresce nemmeno il Paese". Lo ha detto Anna Maria Parente, responsabile nazionale del coordinamento Donne Cisl, nel corso di un incontro tenutosi questa sera nella sede regionale della Cisl Basilicata sul tema "Il valore delle differenze per tenere insieme la società". All'incontro erano presenti, oltre ad una nutrita rappresentanza di donne targate Cisl, il segretario generale della Cisl lucana, Nino Falotico, e la responsabile del coordinamento Donne Cisl lucane, Liliana Guarino. "Sulla questione femminile l'Italia registra un momento di stasi", ha osservato Anna Maria Parente, che è reduce dalla riunione della Confederazione europea dei sindacati, tenutasi nei giorni scorsi a Berlino, che ha discusso proprio lo stato di avanzamento delle politiche di parità nei paesi europei. "Siamo riusciti a fare qualche passo in avanti grazie al contributo della Cisl che è riuscita ad ottenere nell'ultima finanziaria misure come il cuneo fiscale per le aziende che assumono donne nel Mezzogiorno. Misura – ha ammonito la Parente – che ora va gestita e attuata". Altro fronte caldo è la maternità. Quella desiderata da migliaia di donne che, però, sono costrette a posticipare, se non a rinunciare, a diventare madri perché la maternità fa spesso rima con disoccupazione. Un problema che non riguarda solo il mondo del lavoro atipico. "Ci sono settori del tipico molto esposti alla concorrenza, penso alle compagnie aree o al commercio, dove è molto difficile tutelare il diritto alla maternità. Sul capitolo maternità siamo in presenza di una vera emergenza sociale". Estendere le tutele al lavoro atipico, dunque, ma rafforzando al contempo la vigilanza sul lavoro tradizionale. "Bisogna esercitare fino in fondo – ha proseguito la Parente – l'impegno del sindacato su questo fronte per arrivare ad un vero e proprio patto di genere, così come è già avvenuto in Europa". La coordinatrice nazionale delle Donne Cisl ha infine ribadito "che se non lavorano le donne del Sud, non cresce il Paese e non saremo in grado di reggere il nostro sistema pensionistico, né di raggiungere gli obiettivi occupazionali tracciati a Lisbona. La questione della parità – ha concluso – va ben al di là della lotta alle discriminazioni tra uomini e donne e assume una dimensione di investimento per il futuro di tutto il Paese. Non abbiamo scelte: o andiamo avanti sulla via della parità allineandoci all'Europa o siamo destinati inesorabilmente a tornare indietro".
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.