la palla passa alla Regione D'ora in poi sarà il governo regionale a concedere gli ammortizzatori sociali in deroga. Interessati oltre 3 mila lavoratori di aziende in crisi. Sì con riserva della Cisl che oltre al sussidio chiede misure concrete per la ricollocazione dei lavoratori espulsi. È un sì con riserva quello del segretario confederale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, alla nuova regolamentazione degli ammortizzatori sociali in deroga varata dalla Regione Basilicata. In ballo ci sono 32 milioni di euro e una platea di potenziali beneficiari, attualmente in cassa integrazione o mobilità prossima alla scadenza, che si aggira intorno alle 3 mila unità. Tutti lavoratori provenienti dai principali focolai di crisi che hanno interessato negli ultimi anni il sistema industriale lucano comprese le crisi "storiche" della Interklim e delle molte aziende in Val Basento. Il 21 marzo scorso è stato sottoscritto a Roma con il ministero del Lavoro un protocollo che trasferisce alla Regione Basilicata la competenza in materia di concessione degli ammortizzatori sociali in deroga laddove sussistano le condizioni definite in un apposito accordo quadro che le parti sociali hanno sottoscritto, seppure con non poche riserve, il 2 maggio. Un'intesa che la Cisl ha firmato "per spirito di responsabilità" ma che al sindacato di via del Gallitello piace a metà perché, sostiene Gambardella, "si limita a definire il percorso tecnico di concessione degli ammortizzatori sociali in deroga senza prevedere misure attive tendenti al reinserimento occupazionale dei lavoratori espulsi dai processi produttivi con particolare attenzione ai lavoratori disagiati di più difficile ricollocazione come gli ultra cinquantenni". Secondo Gambardella "il testo del protocollo è incompleto perché non contempla una qualsiasi misura di sostegno mirata alla riqualificazione, alla formazione e alla valorizzazione delle competenze e delle capacità dei lavoratori". In sostanza, secondo la Cisl, il sussidio economico non basta se non è accompagnato da un percorso di reinserimento occupazionale. Anche perché, evidenzia il segretario confederale della Cisl, "la normativa in vigore prevede che la proroga possa essere concessa solo in presenza di un abbattimento annuale del dieci per cento della platea interessata da cassa integrazione e mobilità. Senza una politica attiva di reinserimento lavorativo, legato anche ai processi di reindustrializzazione in corso e futuri, c'è il serio rischio che tutto il meccanismo degli ammortizzatori sociali in deroga si inceppi con conseguenze drammatiche per i lavoratori e le loro famiglie".
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