Si fa sempre più complicata la vertenza storica degli Lsu lucani. Un calvario che interessa circa 700 persone: 270 sono gli Lsu “ufficiali” sostenuti dal fondo nazionale per l'occupazione e 430 gli Lsu “fantasmi” autofinanziati con fondi della Regione Basilicata. Nei giorni scorsi la vertenza è finita sul tavolo del sottosegretario al Lavoro, Rosa Rinaldi, ma per la Basilicata l'esito dell'incontro è stato al di sotto delle attese sindacali e tutto resta ancorato alle interpretazioni normative.
“La situazione non è buona”, ammette con un filo di amara ironia Enrico Gambardella, segretario confederale della Cisl Basilicata. “La nostra regione rischia di essere marginalizzata nella ripartizione dei fondi nazionali finalizzati alla stabilizzazione graduale degli Lsu. Stiamo parlando di 46 milioni di euro, previsti dal decreto legge 159 del 2007, che andranno per il 90 per cento alle regioni obiettivo 1. Siccome la Basilicata è statisticamente fuori dal novero delle regioni povere – spiega Gambardella – dovremo dividerci, allo stato attuale, con il resto d'Italia un misero 10 per cento, che consentirà di stabilizzare non più di 30-35 Lsu nei comuni sotto i 5 mila abitanti. Se a questo aggiungiamo il fatto che l'incidenza degli Lsu nei comuni sopra i 5 mila abitanti è nella nostra regione poco significativa, ne deriva una ulteriore penalizzazione, a fronte di regioni come la Calabria e la Campania che, al contrario, otterranno risorse aggiuntive per un totale di 70 milioni di euro”. E se per gli Lsu appartenenti alla platea “nazionale” è assicurata almeno la copertura normativa, per consentire la stabilizzazione con risorse proprie ai comuni “volenterosi”, per quelli impiegati in progetti autofinanziati dalla Regione Basilicata (e sono la maggioranza) manca ancora il riconoscimento normativo del ministero del Lavoro e dell'Inps per quanto riguarda i contributi figurativi e l'accesso al prepensionamento. “Questo vuol dire che se anche i comuni riuscissero a reperire le risorse per la stabilizzazione, non potrebbero procedere alle assunzioni perché questi Lsu non sono riconosciuti dal ministero, quasi fossero dei fantasmi, configurandosi nei fatti una forma inaccettabile di discriminazione tra lavoratori che pure condividono un destino comune: rimanere cioè Lsu a vita”. Gambardella chiama in causa il governo regionale “per non aver interloquito con il ministero del Lavoro nel tentativo di riequilibrare le disposizioni di una finanziaria che nel caso degli Lsu è ingiustamente penalizzante. La Regione Basilicata non può ridursi a recitare la parte del convitato di pietra, ma deve assumere su di sé l'onere politico e finanziario per risolvere una situazione allarmante che è anche il frutto della reiterata inazione del passato. Per questo abbiamo chiesto un incontro all'assessore Autilio e al presidente De Filippo al fine di affrontare nella più autorevole sede istituzionale una vertenza che, alla luce dei non positivi sviluppi nazionali, necessita di soluzioni organiche e non di palliativi passeggeri”.
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