Il segretario regionale della Fim Zenga critica Marchionne, Senza l’Italia la Fiat sarebbe una sottomarca e lo incalza sul progetto Fabbrica Italia. No alla riduzione delle pause, serve un confronto più ampio sul futuro di Melfi
“Marchionne dice che Fiat farebbe meglio senza l’Italia? Io dico che senza gli operai delle nostre fabbriche e senza la quota di mercato nazionale Fiat sarebbe da molto tempo una sottomarca di qualche altro gruppo mondiale”. Lo dichiara il segretario generale della Fim Cisl Basilicata, Antonio Zenga, commentando le dichiarazioni di ieri di Sergio Marchionne. “La verità sta nei numeri e i numeri ci dicono che Fiat è un’azienda fortemente ancorata al suo retroterra nazionale se è vero che quasi il 35 per cento della produzione è venduta sul mercato italiano e che solo il mercato brasiliano può vantare numeri di vendita paragonabili”.
Secondo Zenga “Marchionne deve chiarire una volta per tutte se il progetto Fabbrica Italiana è una cosa seria oppure no. Siccome noi crediamo nella serietà del progetto e nella possibilità di centrare gli ambiziosi obiettivi del nuovo piano industriale – aggiunge il segretario regionale della Fim – vogliamo pensare che quella di Marchionne sia stata un’uscita infelice e nulla più”.
“Mi auguro che l’ad di Fiat – dice ancora Zenga – voglia trovare anche il tempo di dialogare con i sindacati e concordare come rendere più produttive le fabbriche e più pesanti le buste paga dei lavoratori, ma evitando ultimatum e azioni unilaterali che portano acqua al mulino degli antagonisti, così come è accaduto in questi giorni con la vicenda delle pause alla Sata di Melfi. Al tavolo del 9 novembre – anticipa Zenga – noi diremo no alla nuova organizzazione del lavoro e alla riduzione delle pause e chiederemo alla Fiat di ricondurre la questione al tavolo settoriale sul futuro di Melfi. Noi siamo pronti a discutere di tutto ma vogliamo garanzie sugli investimenti e sull’occupazione. La parte maggioritaria del sindacato ha fatto la sua parte mettendo in campo tutta la flessibilità di cui ha bisogno la Fiat – conclude il segretario della Fim – ora tocca a Marchionne non rimanere ostaggio di chi rema contro per ragioni politiche”.
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