“Mentre c’è chi continua ad utilizzare le trasmissioni televisive per fare populismo noi, benché esclusi dal video, non rinunciamo al coraggio di una scelta per assicurare un futuro allo stabilimento lucano della Fiat e quindi un futuro certo alle giovani generazioni.
Una scelta totalizzante,non più a mezzo servizio: con due modelli la SATA di Melfi può vivere ed aumentare lavoro. Rispetto a quelli che agitano slogan demagogici usando le difficoltà dei lavoratori e bloccando i cancelli, quelli che prediligono la spettacolarizzazione del conflitto, anziché risolvere i problemi, dobbiamo guardarci dentro di noi e decidere una volta per sempre se Melfi dovrà restare aperta, o chiudere. E siccome siamo un sindacato responsabile dovremo con dignità e franchezza prenderci questa responsabilità. Perché non possiamo contare su altri.
Purtroppo è di nuovo accaduto. In Rai si è replicato quanto successo a fine ottobre “in ½ h” condotta da Lucia Annunziata.
Dalla trasmissione di Rai Tre dove non è stata invitata la UILM per parlare di Fiat, ma solo la FIOM, alla trasmissione di giovedì scorso di “Anno Zero” (Rai Due), dove tra gli ospiti di Santoro ha partecipato solo il rappresentante dei metalmeccanici della CGIL e nessuno della nostra organizzazione.
Succede spesso che lo spazio nelle trasmissioni radiotelevisive sia solo ad appannaggio di una sigla sindacale che è in netto contrasto con le altre nel settore metalmeccanico.
Per l’esperienza precedente siamo dovuti ricorrere al Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Quel galantuomo di Sergio Zavoli ci ha fatto sapere ufficialmente di aver informato il Direttore Generale della Rai in merito alla segnalazione critica relativa alla puntata condotta da Lucia Annunziata.
Fino ad oggi, ed è passato più di un mese, non è successo nulla.
Ma non molliamo e né la discriminazione scalfisce il nostro impegno. Anche a Melfi la Uilm sostiene una posizione a favore del lavoro, della stabilità, dell’occupazione, del merito, del salario. Tutto ciò significa partecipazione dei lavoratori al destino dello stabilimento, una condivisione convinta di tutti i lavoratori su quello che sarà il futuro dello stabilimento, una scelta da cui dopo non si potrà tornare più indietro.
Dobbiamo realizzare perciò una buona intesa a Torino – e l’interruzione della trattativa non ci spaventa – perché dovranno essere decisi, tra le altre cose, i nuovi modelli da allocare in tutti gli altri stabilimenti italiani tra i quali Melfi. In vista di quell’aumento di capacità produttiva della fabbrica piemontese preannunciato dall’Ad di Fiat lo scorso aprile, si deciderà di destinare al sito in questione un unico modello in grado di saturare la capacità produttiva, gli attuali livelli occupazionali ed accrescere addirittura nuova occupazione.
Da qui potrebbe essere possibile lo spostamento della piccola Alfa dal Piemonte alla Basilicata che noi siamo intenzionati a chiedere e sostenere.
A meno di spiacevoli sorprese che l’Alfa Romeo venga venduta ai tedeschi.
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