Siamo fortemente preoccupati per la situazione del termoinceneritore Fenice della Zona Industriale di San Nicola di Melfi. Per noi la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle persone che abitano i territori circostanti, viene prima di qualunque riscontro di mercato. Bisogna evitare qualsiasi ricatto occupazionale sapendo che il lavoro è una ricchezza sociale solo quando vengono rispettati diritti e dignità dei lavoratori.

L’occultamento di dati e la mancanza di trasparenza nell’informazione e comunicazione, viola a nostro avviso un principio democratico di correttezza ed etica pubblica oltre che leggi e regolamentin in materia ambientale, producendo una secca perdita di credibilità da parte delle istituzioni: ARPAB, Regione Basilicata e Provincia di Potenza.

Evidenti risultano le omissioni che le strutture pubbliche preposte hanno operato in termini di vigilanza e controllo, fino a scoprire in ritardo l’inquinamento della falda acquifera e del terreno dell’area.

La stessa rete di monitoraggio è apparsa inadeguata come, d’altronde, il controllo dei fumi dei camini eseguito con qualche approssimazione di troppo, anche per l’ormai evidente inadeguatezza della struttura dell’ARPAB, più volte denunciata dalle RSU e dal Sindacato, in termini di organizzazione e di dotazione strumentale e di laboratorio.
Del resto anche nello stabilimento di FENICE, da tempo, il sindacato, nelle sue diverse articolazioni, a partire dalle RSU, aveva denunciato situazioni poco chiare nel ciclo lavorativo e richiesto tutti gli adeguamenti necessari per la tutela della salute dei lavoratori: il lavaggio dei contenitori di fanghi, le quantità dei rifiuti industriali provenienti da fuori regione ed il loro trattamento. In questo senso si sono svolte numerose iniziative, anche di sciopero, a sostegno dell’applicazione delle norme previste dalle leggi per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Ciò ha determinato un miglioramento delle condizioni di lavoro dei 52 addetti, anche attraverso investimenti che l’impresa ha dovuto necessariamente realizzare. Tuttavia, vi sono interventi che ancora bisogna effettuare come il trattamento delle acque reflue direttamente nello stabilimento Fenice, che allo stato attuale vengono fatte prima passare in centinaia di metri di condotte e poi trattate per essere reimmesse nel ciclo delle acque industriali.

A questo punto riteniamo indispensabile, oltre che individuare celermente le responsabilità dirette ed indirette sulla questione, procedere alla bonifica del sito (acqua e terreno). Inoltre, crediamo sia giunto il momento di adeguare la rete di monitoraggio e controllo da parte dell’ARPAB. Non è più accettabile che un impianto con queste caratteristiche operi con una autorizzazione provvisoria. Vi è la necessità di procedere al rilascio dell’autorizzazione ambientale integrata, se ve ne sono le condizioni, con tutto quello che ne consegue sotto il profilo delle responsabilità e del rigoroso rispetto delle normative vigenti in termini di emissioni di fumi nell’atmosfera. Riteniamo opportuno uno screening sulla popolazione residente nell’area del Vulture Melfese, per valutare le ricadute sulla salute delle persone.

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