Costerebbe in media 142,80 euro l’anno a famiglia a Potenza e in media 116,50 euro l’anno a famiglia a Matera la reintroduzione dell’ICI sulla prima casa (per un casa accatastata in A/2) e rispettivamente 86,60 euro a Matera e 72,95 euro a Potenza (per una casa in A/3).
E’ quanto emerge da un’indagine del Servizio Politiche Territoriali della UIL che ha elaborato il costo dell’Imposta Comunale sugli Immobili sulla prima casa, nelle 104 Città Capoluogo di Provincia, qualora venisse reintrodotta.
L’indagine ha preso a campione il costo annuo dell’imposta riferita alla media di un appartamento di 80 mq., di categoria A/2 (abitazione civile) e A/3 (abitazione economica e popolare) che è il taglio medio delle Città Capoluogo, analizzandone le rendite catastali rapportate a 5 vani e siti in zona censuaria semiperiferica.
Le aliquote e la detrazione sulla prima casa, prese in considerazione, sono quelle deliberate dai Comuni per il 2011. A Potenza l’aliquota ordinaria è pari al 7,00 (prima casa 5,00) con una detrazione per la prima casa di 103,29 euro; a Matera è sempre del 7,00 (prima casa 5,00) con una detrazione per la prima casa di 114,00 euro.
Le stime della UIL indicano che, qualora venisse reintrodotta l’imposta con le attuali regole, questa produrrebbe per i Comuni un gettito totale di circa 3,7 miliardi di euro, equivalenti al 41% dell’attuale gettito ICI (9,1 miliardi di euro), portando così complessivamente nelle casse dei Comuni oltre 12,8 miliardi di euro.
Tra l’altro, la reintroduzione dell’ICI sulle abitazioni principali – evidenzia la UIL – potrebbe avere anche un ulteriore effetto di inasprimento se consideriamo che i Comuni, dal prossimo anno, potranno deliberare una nuova “imposta di scopo” per la realizzazione di opere pubbliche, facoltà inserita nel decreto sul Federalismo municipale. E’ questa un’addizionale di imposta (0,5 per mille sulla base imponibile ICI) che oggi esclude l’abitazione principale.
Inoltre, il Decreto correttivo del fisco municipale, approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 ottobre scorso, prevede la “service tax”: si tratta di una reintroduzione “mascherata” dell’ICI sulle prime case con un’aliquota del 2 per mille che graverà su chiunque occupi un immobile adibito ad abitazione (comprese le famiglie in affitto) e che servirà per finanziare servizi generali dei Comuni (illuminazione pubblica, polizia locale, anagrafe ecc.).
Questa reintroduzione palese o mascherata dell’ICI peserà inevitabilmente anche, e soprattutto, sulle tasche dei lavoratori e pensionati.
Come UIL – sottolinea il segretario regionale Carmine Vaccaro – riteniamo che nel programma del nuovo Governo si debba iniziare a far pagare di più chi ha più disponibilità, iniziando con il tassare quel 10% di persone che detengono il 60% della ricchezza del Paese. Inoltre, anziché agire “tout court” sulle imposte delle prime case si potrebbe, al contrario, agire sulla rivalutazione e sulla riclassificazione delle rendite catastali, ferme agli anni „60, adeguandole ai valori del mercato immobiliare. Si potrebbero recuperare in questo modo ingenti risorse senza dover tassare chi, con anni di sacrifici, ha potuto acquistare la casa dove vive. Scelta spesso obbligata dalla sostanziale assenza di un vero mercato dell’affitto a prezzi compatibili con il reddito della maggioranza delle famiglie. È del tutto evidente che un ragionamento su questo tipo di imposte non può essere affrontato senza un ragionamento complessivo sulla questione fiscale nel nostro Paese. Per questo riteniamo che non sia più rinviabile l’attuazione della delega per la riforma fiscale, la quale deve avere un solo obiettivo: ridurre le imposte per i lavoratori dipendenti e pensionati.
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