Lorenzo Bochicchio, giovanile quarantottenne nativo di Salerno, è dirigente di ruolo del Ministero dell’Economia. Si è occupato di verifiche di natura contabile e amministrativa negli enti pubblici. Per sette anni è stato direttore generale dell’Università degli studi della Basilicata e due anni fa è stato nominato, dalla giunta regionale, direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale della provincia di Potenza.
D: Come giustifica la sua esistenza?
R: In questo momento storico particolare, tutti siamo chiamati a dare un contributo importante, ciascuno con il proprio lavoro e ruolo, non ultimo quello di genitori e di consorti. D: Lei è un manager della sanità pubblica nel momento più complicato che si possa immaginare. Tutti gli occhi sono puntati sull’Asp. Ma vorrei iniziare con la domanda che in questo momento probabilmente passa per la testa di molti lucani: ma cosa sta succedendo? Oggi (martedì) è il secondo giorno di “zona rossa”, un “marchio” determinato dall’ “indice di contagio” del Covid e non più di tanto dal numero di contagi stessi. Ci sono polemiche politiche in atto, lettere al Governo, ricorsi al Tar: mai come in questo caso, ai lucani non sembra andare giù questa ennesima decisione “dall’alto”. Secondo lei queste rimostranze hanno una ragione d’essere?
R: Il presidente Bardi e molti sindaci lo hanno già detto. L’ordinanza che ha dichiarato la Basilicata “zona rossa” è conseguenza degli esiti del sistema di monitoraggio nazionale, che ha talvolta offerto un quadro -se vogliamo- non facilmente “sovrapponibile” con la realtà sostanziale dei fatti. La Basilicata è classificata come regione “a rischio moderato” e gli indicatori diversi dall’Indice di Trasmissibilità presentano valori adeguati; le attività di tracciamento, di testing, di sorveglianza sanitaria vengono svolte in maniera puntuale. Sulla dichiarazione di zona rossa ha “impattato” l’oscillazione dell’Rt, che in regioni di piccole dimensioni (come anche il Molise), laddove la base di calcolo è bassa, risente facilmente della presenza di focolai anche contingenti: sono sufficienti numeri contenuti perché gli incrementi in termini percentuali siano elevati e tali da determinare un aumento significativo dell’Rt. In generale, mi sentirei di dire che sarebbe opportuno l’inserimento di alcuni correttivi o una diversa modulazione del sistema degli indicatori perché – quand’anche ispirati a un principio di correttezza scientifica e di ragionevolezza- può accadere che innestino valutazioni forzate. D: Alcuni sostengono che sarebbe stato più giusto istituire singole zone rosse nei comuni con il più alto tasso di contagi.
R: Anche se non l’unica, è una scelta possibile. I focolai da noi sono sufficientemente circoscritti e interessano in maniera puntuale alcune realtà. Complessivamente posso dire che la situazione epidemiologica lucana è governata in maniera attenta.
D: Secondo lei cosa dobbiamo aspettarci? Sappiamo che le settimane di “zona rossa” -di base- sono due, ma questa variabile dell’Rt, così come l’abbiamo descritta, è piuttosto aleatoria.
R: Sì, soprattutto laddove i numeri sono contenuti: basti pensare che due settimane fa eravamo gli unici in Italia a presentare i requisiti per poter passare in “zona bianca”! La verità di fondo è che trovare un punto di sintesi tra esigenze di natura sanitaria ed istanze di carattere economico-sociale è difficile, e bisogna capire qual è l’interesse pubblico preponderante: in questa fase si pone attenzione prioritariamente ad esigenze di natura sanitaria e in virtù di queste vengono sacrificati interessi parimenti importanti e costituzionalmente tutelati. E’ evidente che un fermo di due settimane metterà ulteriormente in difficoltà tutti coloro i quali esercitano attività private e che hanno assoluta necessità di dare continuità alle stesse.
D: Se lei potesse prendere sottobraccio Bardi (che immagino contatti giornalmente) o meglio ancora Speranza, cosa direbbe loro?
R: La dichiarazione di zona rossa è conseguenza del valore degli indicatori assunti a riferimento dal Ministero per le attività di monitoraggio, ma è chiaro che a distanza di qualche tempo dalla definizione di quel sistema, sulla scorta dell’esperienza di questi mesi, lo stesso dovrebbe essere rimodulato, attraverso l’inserimento di variabili che tengano conto delle dimensioni delle regioni e della eventualità che i piccoli numeri possono indurre oscillazioni dell’RT rapide e significative.