ENRICO LETTA. Il nome promette bene, il cognome meno.
Se prevarrà il nome, chi 7 anni fa lo sostituì a Palazzo Chigi dovrà stare definitivamente sereno e,
con lui, i troppi vedovi/e che, all’interno del Pd, lo rimpiangono.
Se, invece, prevarrà il cognome si sancirà il definitivo trionfo dell’establishment e tutto tornerà
“come prima, più di prima”, con le solite ipocrisie, il dominio delle correnti e la corsa ai
posizionamenti personali più convenienti per ottenere poltrone e prebende varie.
Mi auguro che prevalga il nome. Significherà che avrà avuto un senso la scossa data da Zingaretti
con le dimissioni e si potrà sperare in una rigenerazione e/o rifondazione di un grande partito
progressista, popolare e di massa, che sappia affermare, nella sfida del governo, gli inalienabili
valori della sinistra: giustizia sociale, equità, pari opportunità, democrazia, solidarietà.
Letta potrebbe, come oculatamente suggerisce Stefano Bonaccini, avviare la fase costituente di un
partito nuovo che guardi soprattutto all’esterno e riesca ad essere inclusivo per le virtuose
esperienze di civismo, associazionismo, ambientalismo e cittadinanza attiva presenti in tutta Italia,
nonché per le variegate forme di sinistra diffusa e dispersa presenti nei territori, ivi compreso
soggetti politici organizzati ed oggi autonomi, come lo stesso Articolo Uno, che non avrebbero più
ragioni a restare confinati in una ridotta identitaria e minoritaria ma che potrebbero utilmente
concorrere alla crescita ed al radicamento del più forte partito che in Italia rappresenta il PSE.
In bocca al lupo, dunque, ad Enrico, un nome che, per chi come me si è appassionato alla politica
aderendo al PCI guidato da Berlinguer, rappresenta più di una suggestione, con l’auspicio che, con
la sua direzione politica, il principale partito della sinistra italiana sappia riconnettersi
sentimentalmente con le reali esigenze popolari.
L’augurio è anche quello che, su impulso di Letta, la sinistra, nella sua complessità e pluralità,
ripensi forme, contenuti e modalità di funzionamento delle organizzazioni politiche avviando un
percorso di partecipazione popolare, improntato al dialogo ed all’ascolto, allo scopo di riattivare
passione ed entusiasmo nei cittadini e di ricostruire il tessuto di una comunità politica lacerata
che- se tornasse ad essere amalgamata, lasciandosi positivamente contaminare da energie
intellettuali innovative e fresche- potrebbe esprimere un orientamento maggioritario nella
popolazione italiana.

Giovanni Petruzzi- Presidente Associazione “L’Alternativa”

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