“L’Aglianico del Vulture merita un miglioramento frutto delle applicazioni della tecnologia”.   

Lo ha ribadito il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto, nel corso della giornata di studio a Potenza, nell’aula magna dell’ateneo lucano, organizzata dalla confederazione agricola lucana in collaborazione con l’Università degli sudi della Basilicata, l’Agenzia Lucana Sviluppo e Innovazione in Agricoltura, il Consorzio di Tutela del vino Aglianico del Vulture e il Consorzio di valorizzazione “Qui Vulture” . “L’obiettivo deve essere quello di favorire il miglioramento genetico di quello che è da tutti considerato il ‘principe’ dei vini lucani – ha continuato Quarto – una delle varietà di vite più diffusa ed importante nel Mezzogiorno d’Italia, anche sotto il profilo enologico potendo permettere la “costruzione” di vini di grandissima importanza e longevità”. Obiettivo condiviso anche da Gerardo Giuratrabocchetti, presidente del Consorzio di valorizzazione “Qui Vulture” che nella sua relazione ha ricordato come “la coltivazione dell’Aglianico è particolarmente onerosa, dal punto di vista economico e rischiosa, per le incertezze autunnali, rispetto ad altre uve la cui maturazione avviene circa un mese prima come, ad esempio, il Sangiovese e/o il Montepulciano”. Per Giuratrabocchetti “a ciò si aggiunge che le maggiori spese di coltivazione ed il maggior rischio nella coltivazione tardiva non sono sempre compensate da un maggior prezzo delle uve o dei vini per cui la redditività delle aziende viti-vinicole del Vulture tende ad azzerarsi o a divenire negativa. Tutto ciò rende le aziende scarsamente competitive, innescando un processo di indebolimento del tessuto sociale e produttivo dell’area. Per questo – ha continuato – si impone uno studio di miglioramento genetico i cui risultati possono essere ottenuti sostanzialmente attraverso tre vie, ossia l’individuazione di soggetti già presenti in vigna e che presentano caratteristiche di resistenza o maggiore resistenza, l’incrocio con specie di Vitis resistenti alle fitopatologie ed infine l’editing genetico. Le prime due, comunque da perseguire anche per la probabilità di trovare soggetti interessanti ai fini del miglioramento genetico, richiedono comunque anni di intenso lavoro che dovrà coinvolgere le singole aziende e i singoli viticoltori. La ricerca genetica, in un contesto di medio-lungo periodo, potrebbe fornire soluzioni più rapide e sostenibili in senso economico, sociale ed ambientale attraverso l’ottenimento di nuovi genotipi di Aglianico che potrebbero manifestare, pur mantenendo inalterate le caratteristiche enologiche attuali maggiore resistenza alle principali fisiopatie; un ciclo riproduttivo più breve rispetto a quello attuale; l’ottenimento di cloni apireni per ridurre l’impatto dei tannini astringenti dei vinaccioli; un adeguato risanamento di determinati cloni dalla presenza di virus e la costituzione di una banca del germoplasma dell’Aglianico del Vulture”. Un percorso quello illustrato dal presidente del Consorzio di valorizzazione “Qui Vulture”, che ha trovato d’accordo anche il mondo universitario, ed in particolare da Attilio Scienza, dell’Università degli Studi di Milano. “ L’università è il punto di rifermento per creare aggregazione anche di altre istituzioni che possano mettere assieme tutte le loro competenze per poter riuscire a portare a termine il progetto – ha sottolineato il docente universitario – certamente non è un progetto che si può fare da soli, bisogna fare una grande alleanza e con grandi interlocutori che possano finanziarlo”. Sostegno è arrivato anche dall’ateneo lucano. “Noi siamo un aggregatore, mettendo insieme conoscenza e competenza di un gruppo di studio dell’Alsia, esigenze degli imprenditori agricoli e gruppi di ricerca locali e nazionali- ha precisato Vitale Nuzzo del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Unibas – che vogliono dare maggiore competitività alle aziende che producono Aglianico del Vulture riducendo in qualche modo la sensibilità alle principali malattie e accorciando il ciclo vegetativo”. Le conclusioni, dopo un videomessaggio del governatore lucano Marcello Pittella che ha espresso apprezzamento per l’iniziativa, sono state affidate a Piergiorgio Quarto, presidente di Coldiretti Basilicata. “Questo convegno ha avuto proprio l’obiettivo di presentare lo ‘stato dell’arte’ nel campo della ricerca viticola – ha rimarcato Quarto – e la possibile applicazione di quanto il mondo della scienza può o potrebbe fare per l’Aglianico del Vulture. Noi abbiamo creato le condizioni per dare qualità e conoscenza ai nostri prodotti e su questo continueremo a lavorare“ .

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