Approvata la nuova legge sulla legittima difesa, che con 225 si e 166 no passa ora al Senato, è già polemica.  

Il ddl riconosce come legittima la difesa alle rapine notturne.

Id est: la vittima può far legittimamente ricorso alla reazione anche con le armi, se l’aggressione si compie “di notte”, con “violenza sulle persone o sulle cose”.

Chi dovesse difendersi di mattina o di pomeriggio non sarebbe, pertanto, esente da colpa.

Più di qualche dubbio circa la “bontà” del ddl appare legittimo.

In primis, stando alla lettera della norma, occorre circoscrivere con esattezza la fascia oraria in cui può esercitarsi la legittima difesa.

In secondo luogo occorre stabilire in base a quale criterio si è optato per la differenziazione dei momenti della giornata in cui viene a crearsi una situazione di legittima difesa.

In terzo luogo sarebbe interessante comprendere se sia ragionevole identificare i soggetti più meritevoli di tutela in determinate ore della giornata.

Il connotato saliente e di per sé sufficiente della legittima difesa è l’attualità del pericolo. Con la locuzione “pericolo attuale” deve intendersi un pericolo incombente, reale, effettivo, rappresentativo di un’offesa ingiusta in termini di concretezza ed imminenza.

Stando al tenore del ddl, non vi è piena tutela automatica degli aggrediti.

Il Dipartimento Giustizia FdI-AN prende amaramente atto di una riformulazione distorta della legittima difesa, non più automatica ed effettiva ogni qualvolta si verifica un’aggressione violenta dell’altrui domicilio.

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una tutela a metà, tanto più discutibile laddove viene riconosciuta l’ampia discrezionalità del giudice chiamato a valutare caso per caso.

Le norme di legge devono essere certe, sicure, inequivoche.

Una tutela a metà insinua il germe della incertezza del diritto e della pena, snaturando e svilendo l’essenza stessa del processo penale.

Marinica Cimadomo, responsabile del dipartimento giustizia FdI-AN Basilicata

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