“Dopo che la nostra piccola regione è stata a lungo rappresentata come il “miracolo” del nuovo Mezzogiorno, in uscita dall’area dell’Obiettivo 1 e con il PIL in forte ascesa, in testa alle graduatorie europee per l’uso programmato dei fondi comunitari,
per l’innovazione delle procedure amministrative e per la diffusione della società dell’informazione, il Rapporto Svimez ci riporta alla cruda e dura realtà del PIL sceso oltre i 6 punti percentuali ed una famiglia su tre in condizioni di povertà. Per risalire la china e modificare il destino del Mezzogiorno, strettamente intrecciato a quello della nostra piccola regione, non si possono fare più passi falsi”. A sostenerlo è il segretario regionale della UIL della Basilicata Carmine Vaccaro che aggiunge: “governare le istituzioni del territorio richiede una capacità di guida illuminata e temperata da parte di gruppi dirigenti formati e selezionati per strade diverse, provenienti da settori, ceti, territori, con la cultura e la mente orientate a coniugare assistenza, provvidenza e sviluppo.
Troppo sono state le attese deluse, troppe le pessime prove che il SUD dà di sé. Il coraggio del riformismo -coraggio della volontà e dell’intelligenza- ci dice, invece, che la scommessa è che si può stare a Mezzogiorno e guardare al futuro: si può continuare a vivere e a credere in un territorio ignorato dalle mappe dello sviluppo, nonostante la sua storia e la sua geografia dischiudano insospettate potenzialità. Anzi – continua Vaccaro – si deve stare in un grande Mezzogiorno, che alzi il livello delle sue ambizioni ed aspirazioni e fornisca all’intero Paese la chiave di volta di una grande rinascita nazionale che si ripensa e si riorganizza e che guarda allo sviluppo come ad un incrocio di ambiente-cultura-agricoltura- turismo- piccola industria. Lo sviluppo che cerchiamo non è una grandezza economica ma parte di una mobilitazione collettiva. La classe dirigente ne è responsabile e lo realizza quando partecipa a tutti la visione del futuro della Basilicata. Come? Attraverso l’individuazione di policy chiare, suggestive, in grado di agganciare le emozioni e la ragione di ciascuno. Basta guardare la carta geografica dall’alto ed allargare l’angolo di osservazione per intuire che la collocazione della Basilicata, che è stata per secoli la ragione del suo isolamento, può trasformarsi, quasi d’incanto, in fattore strategico decisivo fatto di progettualità interregionale, anzi transnazionale: dal Mediterraneo all’Europa, dal Tirreno all’Adriatico. La Basilicata, si sa, è una scommessa della geografia e della storia: piccoli numeri in uno spazio non piccolo, una collocazione problematica in un Paese a struttura longitudinale, una sfida permanente alle leggi della statistica economica. Ma – continua Vaccaro – nel periodo 2014-2020 avremo da impegnare e investire circa 3 miliardi di euro. Se indirizzati in maniera rigorosa ed intelligente potranno creare tante opportunità interessanti. E’ vero, viviamo in tempi di risorse pubbliche decrescenti, ma questo non sia un alibi per i tanti sacerdoti del ‘non si può fare’, anzi dev’essere uno stimolo incessante con il vincolo a non dissipare, a non alimentare i mille rivoli, a convogliare le risorse su progetti organici, ad elevare gli indici di produttività della spesa, ad implementare modelli intelligenti di investimento, ad onorare la scala delle priorità. Il nostro intento è proprio quello di contribuire a ricomporre una visione di comunità, una specie di ‘lucanità’ non nostalgica, quell’identità collettiva del ‘noi’ che ci siamo dati con un lungo e controverso processo storico, a partire dal valore sacro della famiglia e dell’impresa familiare sino alla esaltazione del locale e del territorio, con quel segno distintivo dei lucani, la frugalità, tanto ben descritto da Sinisgalli e che, come sottolinea Joseph Grima, direttore artistico di Matera 2019, ben si adatta alle nuove filosofie open source. Per questo – conclude il segretario regionale della Uil – se i Fondi comunitari continuano ad essere utilizzati con la logica dell’allungamento dell’elenco della spesa noi non ci stiamo”.
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