Sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sulla necessità di adottare provvedimenti urgenti a difesa dei prodotti agroalimentari è l’obiettivo della protesta, di Coldiretti che non è solo una manifestazione di denuncia, ma l’occasione per proporre un progetto per dare più forza all’agricoltura, per valorizzare le produzioni del territorio, per sostenere lo sviluppo come valore aggiunto per i sistemi locali e garantire la sicurezza alimentare dei cittadini.
Dal Brennero a Potenza , la mobilitazione nazionale della Coldiretti unisce l’Italia a difesa del l’agroalimentare italiano dal falso “Made in Italy”. All’operazione “Verità alle frontiere al valico del Brennero, oltre un centinaio di allevatori e coltivatori diretti di Potenza e Matera si uniranno alle altre delegazioni di imprenditori zootecnici provenienti da tutta Italia.
In Basilicata gli agricoltori sono scesi in campo per salvaguardare le eccellenze lucane dall’agropirateria: trattori in marcia verso il palazzo della Regione Basilicata e un sit-in di protesta.
Una delegazione accompagnata dai quadri dirigenti della Coldiretti ha incontrato il presidente della Giunta regionale, Vito De Filippo e all’assessore all’Agricoltura, Vincenzo Viti, e insieme a il documento contente un pacchetto di proposte per il riconoscimento di una filiera agricola tutta italiana per il latte e i prodotti lattiero caseari, per l’ortofrutta, l’olio d’oliva e il grano. Tra le richieste: etichettatura obbligatoria con l’indicazione dell’origine territoriale del latte a lunga conservazione e di quello impiegato per le produzioni casearie, ma anche per i formaggi e per la pasta di grano duro e, ancora, sistematici controlli sulla corretta etichettatura dei prodotti ortofrutticoli ed effettuare le analisi delle caratteristiche qualitative e sanitarie su tutte le produzioni agroalimentari importate; l’utilizzo di prodotti locali da parte della ristorazione collettiva pubblica; il valore dei Mercati e dei punti di vendita diretta Campagna Amica e l’estensione del diritto allo “spazio scaffale” per i prodotti della filiera agricola tutta italiana, per valorizzare l’identità dei territori, i loro prodotti e l’intera economia dei distretti locali.
Le nostre stalle rischiano di chiudere a causa del basso costo corrisposto agli allevatori (in media dai 30 ai 32 centesimi) e sugli scaffali si trovano prodotti a prezzi stracciati provenienti dall’estero e marchiati “Made in Italy”. Ad esempio, le nettarine sono state vendute in campagna a 20-30 centesimi, mentre ai consumatori ne sono stati chiesti cinque volte in più e abbiamo anche dovuto registrare l’aumento del 20% di importazione dal Cile. E il problema non riguarda solo il latte, ma anche ortofrutta e cereali. Anche il comparto cerealicolo sta attraversando una grave crisi dei prezzi. Crescono le importazioni di grano proveniente dal Messico o dall’Ucraina con la motivazione che è più ricco di proteine, ma non è affatto così. Cosa sarebbe il pane di Matera senza la varietà Senator Cappelli? Quello che preoccupa maggiormente è che su questo grano importato non sono eseguite analisi sulla contaminazione radioattiva o su residui di fitofarmaci banditi in Europa, ma ancora usati nel mondo. Esiste un’Italia che produce nel rispetto dei cittadini consumatori che si deve tutelarla a ogni costo.
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